Mosaici storia e tecniche per il 2023 punti interessanti, da sapere, spiegati da Vincenzo Greco
Cristo Pantocratore
cattedrale di Cefalù
Salve, sono Vincenzo Greco, insieme a mia mamma, mia sorella e mia moglie, siamo tra gli artisti mosaicisti italiani più noti al mondo. La nostra lunga esperienza è al vostro servizio. In questo articolo, 25 punti interessanti da sapere: spiego la storia e la tecnica del mosaico nei vari periodi storici.
Dopo la lettura di questo articolo sono sinceramente interessato ad ascoltare le idee di chi telefona o scrive sui miei contatti: whatsapp +39 347 70 43 345. Mi rende particolarmente felice trovare un messaggio e rispondere velocemente. Buona lettura.
Vincenzo Greco
I mosaici sono una tecnica di composizione artistica ottenuta con l'utilizzo di frammenti di materiali lapidei e vetrosi (tessere) di diversa natura e colore (pietre, vetro, conchiglie), che può essere decorata con pezzi di oro e pietre preziose.
1 Storia del mosaico
2 Tecniche
3 Le tessere
4 I supporti
5 Le colle
6 Messa in opera del mosaico
7 Materiali
8 Pietre naturali
9 Vetri e smalti
10 Materiali organici
11 Tecniche di esecuzione
12 Mosaici parietali
13 Metodo diretto
14 Metodo indiretto
15 Sistema a rivoltatura
16 Mosaici pavimentali
17 Mosaici su supporto autoportante
18 Sinopia e disegno preparatorio
19 Leganti
20 Inserimento delle tessere
21 Mosaico moderno
22 Mosaico ceramico
23 Mosaico vetroso o in pasta di vetro
24 Il mosaico vetroso
25 Il mosaico in pasta di vetro e in resina
Storia del mosaico
Il mosaico nasce prima di tutto con finalita pratiche più che estetiche: argilla ceramica smalti venivano impiegati per ricoprire e proteggere i muri o i pavimenti in terra battuta.
Risalgono al 3000 a.C. le decorazioni dalla base smaltata con diversi colori, impiegate dai Sumeri per decorare i mattoni crudi.
Nel 2000 a.C., in area minoico-micenea, si iniziò ad usare, dei tappeti o pavimentazione a ciottoli che dava maggiore resistenza al calpestio e rendeva il pavimento stesso impermeabile, anche in Grecia nel V secolo a.C.
Museo greco-romano di Alessandria d'Egitto.
A partire dal IV secolo a.C., vengono utilizzati tessere di marmo, onice e pietre varie, fino ad arrivare, nel III secolo a.C., all'introduzione di tessere tagliate.
Le prime testimonianze di un mosaico romano si datano attorno alla fine del III secolo a.C. Successivamente, con l'espansione in Grecia e in Egitto, si svilupperà un interesse per la ricerca estetica e la raffinatezza dei decori.
All'inizio i maestri provenivano dalla Grecia e portavano con sé tecniche di lavorazione e soggetti musivi ellenistici, ma il mosaico romano diventerà poi indipendente, diffondendosi in tutto l'Impero romano: temi figurativi, motivi geometrici, arabeschi e vegetazione stilizzata.
Mosaici all'interno di Santa Sofia
Nel periodo imperiale avanzato il mosaico sviluppa le sue espressioni più splendendi come si può notare dai ritrovamenti archeologici sia in occidente che in oriente. Esempio Villa del Casale in Sicilia e Zeugma sull'Eufrate. I temi sono legati alla mitologia classica e a scene di vita quotidiana. Nel periodo tardo imperiale si sviluppano i mosaici dell'area alto-adriatica. In basilica di Aquileia ci sono antichi esempi di mosaici con temi cristiani. La tradizione del mosaico continua nel periodo bizantino. Tra le più alte espressioni, si ricordano le chiese di Ravenna, precisamente la basilica di San Vitale e quella di Santa Sofia a Costantinopoli. Di tradizione più tarda sono quelli del Torcello. Nel periodo greco-bizantino ci sono numerosi mosaici presenti nell'area mediorientale, tradizione che continua parzialmente con stili ancora diversi.
Nell'arte romanica i mosaici hanno un ruolo secondario per motivi economici e si preferisce l'affresco come decorazioni parietale. I mosaici vengono utilizzati per le superfici pavimentali, come testimonia il mosaico del Duomo di Otranto, risalente al 1163-1165. In Sicilia, l'arte musiva assume una sua centralità nella ricca arte arabo-normanna delle cattedrali di Monreale e Cefalù, nella Cappella Palatina, nella chiesa della Martorana e nel Palazzo dei Normanni a Palermo. Di seguito si sviluppa lo stile cosmatesco a Roma e in Italia centrale. La produzione sempre di piastrelle di ceramica smaltate sostituirà il mosaico pavimentale per il costo inferiore.
Nel Rinascimento il mosaico è un mezzo creativo ed anche virtuosismo: l'unico interesse è l'eterna durata del materiale musivo e rendere immortale l'opera pittorica. In epoca manierista e barocca declina a favore dell'architettura e della pittura: nel primo caso è utilizzato come rivestimenti pavimentali, con preferenze per l'opus sectile e la palladiana; nel secondo caso viene preferito solo per la sua maggiore durata nel tempo e resistenza alle intemperie, per cui si trova soprattutto sulle facciate dei palazzi antichi.
Il Novecento è il secolo che avviene la rinascita dei mosaici, in seguito alle esperienze degli Impressionisti e Divisionisti, il mosaico ha in comune il frazionamento del colore, con a Espressionismo e Astrattismo per la semplificazione della forma e alla netta scansione cromatica, nel periodo Liberty e dell'Art Déco, ha un ruolo di arte secondaria. In particolare, si ricordano Antoni Gaudí e Gustav Klimt per l'uso innovativo di questa tecnica ormai millenaria.
Per i suoi monumentali precedenti e per la tecnica duratura nel tempo, nel 1800 il mosaico è stato riscoperto come arte adatta a comunicare contenuti sacri e politici (in Germania la Cappella Palatina antico luogo di incoronazione degli imperatori del Sacro Romano Impero, viene interamente ricoperta di nuovi mosaici in oro.
Ilmosaico è un'arte praticata in tutto il mondo, In Italia il centro del mosaico contemporaneo resta Ravenna. Alla fine del 2005 il Centro internazionale di documentazione sul mosaico ha creato anche un archivio Mosaicisti Contemporanei, una vera e propria banca dati dei mosaicisti contemporanei per cercare informazioni e immagini relative ai mosaicisti, ai laboratori e alle loro attività artistiche.
Tecniche
Le tessere
Si possono utilizzare molti tipi di materiali, che permettono effetti diversi ed hanno ciascuno i propri vantaggi.
i ciottoli
la pasta vitrea: effetto di trasparenza
tessere quadrate d'arenaria: taglio facile e resistenti al freddo
la ceramica smaltata: grande gamma di colori, durata breve per il gelo
il marmo: numerosi colori, grande resistenza, ma failmente ossidabile all'esterno
l'oro e l'argento: si inserisce uno strato d'oro o di argento in due pezzi di vetro fusi; lo strato è protetto e si ha lunga resistenza.
il vetro soffiato: effetto di trasparenza oppure opaline.
I supporti
Il supporto più diffuso è (sabbia e cemento) dato il suo basso costo e la sua versatilità. Si pone sulla parete una rete, quindi uno strato di calcestruzzo, (fuga)così da proteggere il mosaico dalla fessurazione.
Si possono anche trovare altri supporti, come il legno (lo si rende impermeabile grazie ad un trattamento chimico, o immergendolo in olio bollente), il vetro, le fibre di legno premute e fissate (epoca contemporanea), o il compensato o bachelite per esterni o nido d'ape in alluminio (epoca contemporanea).
Le colle
I Romani usavano fissare le tessere anche con un mix di glicerina e farina, che si è rivelata un ottimo collante provvisorio. Molti mosaici di Piazza Armerina in Sicilia sono appunto stati fissati con questa tecnica e poi con malta a base di calce idraulica e sono ancora saldi alle intonacature.
La più usata è certamente la malta: applicabile su tutte le superfici, si può aggiungere calce per rallentare il tempo di presa.
Si utilizzano anche adesivi a base di cemento e colla vinilica, che sono concepiti in funzione del supporto, con vari tempi di presa. L'impiego di due tipi di colla bianca bi-componente (normale e solubile in acqua) è anche frequente. Infine, in epoca contemporanea si constata l'utilizzo di adesivo siliconico.
Messa in opera del mosaico
Esistono tre metodi diversi:
il metodo diretto: è il più semplice e il più rapido: dopo avere effettuato un disegno a carboncino sul supporto, si applica uno strato poco spesso di adesivo sulle zone da lavorare. Si dispongono inizialmente le tessere più grandi, quindi si inseriscono le più piccole; questa disposizione è realizzata dell'esterno verso l'interno. In seguito si applica uno strato di cemento (per le giunzioni tra le tessere) che si asporta dopo essiccazione.
il metodo indiretto: si attaccano le tessere alla rovescia su un supporto provvisorio, per ottenere una superficie piana. Quindi si incolla il tutto sul supporto definitivo, e si toglie il fondo provvisorio. Il supporto provvisorio raccomandato nei manuali è molto spesso la carta Kraft. Questo tipo di carta è sensibile all'adesivo solubile in acqua e si deforma. Le tessere incollate sulle convessità si troveranno nelle concavità una volta che si sarà attaccato l'insieme sul supporto definitivo. Il poliestere non impermeabile (completamente insensibile all'adesivo solubile in acqua) dà risultati migliori e si disincolla molto facilmente per il semplice fatto che l'acqua contenuta nelle giunzioni o il cemento adesivo ha rammollito l'adesivo solubile in acqua.
il metodo doppio: è una combinazione dei metodi diretti ed indiretti
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Materiali
Pietre naturali
Quadriga. Mosaico del ginnasio della Villa del Casale, Piazza Armerina, Sicilia, III/IV secolo
Mosaico della Basilica di San Leucio a Canosa di Puglia
Risalgono al IV secolo a.C. mosaici greci e romani di pietre naturali, ciottoli di fiumi e marmi di cava. Le tessere lapidee in questo periodo vengono utilizzate prevalentemente nei mosaici pavimentali per la loro resistenza al calpestio e perché possono essere levigate e lucidate. Tuttavia sono usate anche nei mosaici parietali per la varietà dei colori presenti in natura.
Si trovano nei mosaici ritrovati pietre di diverso pregio a seconda delle necessità estetiche o tecniche, per esempio il colore, la lavorabilità e i costi. La lavorabilità è una caratteristica determinante, che comprende la frammentazione netta, ovvero la qualità specifica delle pietre a spaccarsi in un certo modo sotto i colpi della martellina: la frattura prodotta non deve essere né a forma di cono né a scheggie.
Le pietre dure più usate nei mosaici sono i calcari, calcite pura o minerali, perché più facili da lavorare con più colori. È preferibile utilizzare queste pietre in ambienti riparati o all'interno degli edifici, perché sotto l'azione degli agenti atmosferici il colore si altera: il nero diventa grigio e il rosso diventa giallo. Graniti, porfidi e alabastri Egiziani; sieniti; breccia rosso Levanto e verde prato; marmo rosso o rosso antico e bianco di Carrara; marmi bianchi, verdi, rossi e neri dalla Grecia; dall'Asia il marmo Palombino e Pavonazzetto.
I colori che sono più difficili da reperire in natura, per ragioni economiche, si producono smalti, come per giallo e blu, oppure si cuoce l'argilla fino a vetrificazione, per il rosso.
Talvolta si espongono alla fiamma i marmi per ottenere sfumature di colore diverse: questo procedimento contribuisce anche a una migliore conservazione nel tempo.
Nel periodo imperiale si importano materiali pregiati per motivi estetici o per ostentare sfarzo, dopo la caduta dell'Impero romano si continuano a utilizzare materiali pregiati ottenuti da furti di edifici già esistenti, fino al XIX secolo, quando si inizia ad applicare le prime teorie del restauro conservativo.
Vetri e smalti colorati
Hanno grande fascino, per le sorprendenti e meravigliose suggestioni di luce che producono. Si producono per la mancanza di colori iridescenti e particolari, oppure per creare superfici brillanti e resistenti all'acqua. Possono essere utilizzati per mosaici parietali. Le tessere a foglia metallica (oro o agento) possono essere impiegate anche nella pavimentazione.
Mosaici nella Basilica di San Vitale a Ravenna
In Egitto, sono associati alla lavorazione delle perle, colorate in verde e turchese. A Roma, sotto l'imperatore Augusto la fabbricazione di smalti ha notevoli sviluppi: ad Aquileia si esiste un èmblema della Nereide su toro marino, costituito con smalti verdi e azzurri per simulare gli effetti di trasparenza e rifrazione dell'acqua.
Nel 1203, Venezia apprende dai maestri vetrai di Costantinopoli la tecnica della fusione colorata e dà inizio alle fabbriche veneziane del vetro. La produzione di tessere musive vitree e metalliche a Venezia scompare verso il 1280 e viene reintrodotta da Lorenzo Radi nell'Ottocento, con la riscoperta di segreti perduti, la sperimentazione di nuovi materiali e l'introduzione della lavorazione del mosaico a rovescio. Angelo Orsoni contribuisce alle innovazioni con l'introduzione del riscaldamento a carbone e del rullo per pressare il vetro. Gli esperimenti con materiali ottocenteschi danno origine a smalti poco resistenti perche si utilizzano vetrini di produzione sottile: a San Marco i mosaici dell'Ottocento sono più rovinati di quelli antichi. apro un parentesi , nel 2010 sono riuscito a creare un qualità di tessere di gran lunga superire a quelle del 1800 perche utilizzo dei cristalli puri e spesorati 2 mm (vetro da 2mm+ foglia oro +vetro da 2mm a muffola).
Si distinguono diverse tipologie di tessere vetrose:
⦁ tessere in vetro colore omogeneo intenso nero, blu, viola, marrone e verde che impedisce la trasparenza e quindi la visione della malta di allettamento sottostante.
⦁ tessere in pasta vitrea di vetro colorato nel quale sono disperse fasi (parti omogenee di un sistema che risultano delimitate da una superficie di separazione fisicamente definita, come ad esempio olio più acqua) cristalline o gassose per ridurne la trasparenza e modificarne la tonalità di colore.
⦁ tessere semitrasparenti o opache; si producono in 4 o 5 toni di colore; le più intensamente colorate sono costituite da vetro trasparente, perché la colorazione impedisce di vedere la materia di fondo, mentre le gradazioni più chiare sono ottenute con la dispersione di un minerale cristallino bianco che aumenta l'opacità, con minor quantità di colorante.
⦁ tessere opache in pasta vitrea nelle quali l'abbondanza di fasi cristalline rende completamente opaco il vetro.
⦁ smalti: tessere traslucide e opache più brillanti e luminose in cui l'effetto di lucentezza è dovuto all'ossido di piombo: per questo sono detti anche vetri al piombo. Sono costituiti da una massa vetrosa portante in sospensione una dispersione colloidale di ossidi di vari metalli con funzione colorante, opacizzante e ossidante.
Nel 1400 a Venezia si producono nuovi materiali con colore intenso e maggiori variazioni cromatiche, diversi dalle paste vitree con superfici più brillanti e con maggior facilità di taglio.
A Venezia, nella prima metà del Quattrocento, nella produzione di tessere in oro, la foglia veniva applicata a caldo sulla lastra e protetta da vetro soffiato direttamente sopra: questo dava buona aderenza, uno spessore uniforme e il tono di colore voluto. Oggi le foglie hanno spessore di 0,15 millesimi di millimetro.
Tecniche di esecuzione
Mosaici parietali Metodo diretto
È il metodo migliore: viene eseguito in sito, nelle condizioni di luce nelle quali l'opera viene vista, importante soprattutto per l'effetto dell'oro. È possibile anche la prefabbricazione su pannelli in cemento armato spessi 2 cm, rinforzati da rete metallica; il mosaico viene eseguito in laboratorio e montato con tasselli nascosti sotto le tessere.
Metodo indiretto
Un mosaicista al lavoro
Il mosaico viene preparato in laboratorio, con le tessere capovolte incollate con la colla di farina e glicerina su fogli di carta o tela: è adatto per superfici piane, come pavimenti e rivestimenti di piscine, poiché le tessere risulteranno sullo stesso livello e avranno la stessa angolazione. Se il mosaico è di grandi dimensioni, la superficie è divisa in parti più piccole e maneggevoli, con il perimetro che segue le parti scure della decorazione o comunque con contorni frastagliati per mimetizzare meglio i giunti. Il mosaico o le sue sezioni vengono collocate sullo strato di malta o legante ancora fresco e poi battuto con un apposito strumento chiamato "batti", fino a che il legante non sia penetrato attraverso tutti gli interstizi fra le tessere. A questo punto si può asportare la carta e portare così alla luce il mosaico finito.
Mosaici pavimentali
Gli antichi Greci scavavano il suolo fino a 2m di profondità; veniva gettato uno strato di cementante con ciottoli e pezzi di pietra per ottenere uno strato convesso, poi un impasto di calce, sabbia e cenere spesso 15 cm, ben livellato; infine veniva posto il mosaico. Questo sistema era molto stabile. I Romani livellavano la superficie, comprimendo il suolo per una maggiore consistenza, quindi sistemando uno strato di ciottoli e pozzolana e uno di pozzolana e massetti di mattone, che venivano compressi; un successivo strato di calce, pozzolana e polvere di marmo la quale costituiva la base per il mosaico. Questo strato umido di malta è composta da materiali diversi con diverse quantità e granulazioni .Esse dipendono dal tipo di ordito, tipo di tessere, e tipo di utilizzo del tappeto musivo realizzato. Quindi si può affermare che ogni preparazione di fondo musivo è tecnicamente diverso e unico.
Nel periodo Bizantino si preferisce uno strato di mattoni accostati, ricoperti poi con pezzi di mattone, ghiaia, calce, pozzolana, mentre a Venezia viene gettata una base di 10 cm di calce e pozzolana e un altro strato di 4 cm per contenere le tessere.
Mosaici su pannelli supporti autoportanti
L'uso di questi supporti è già in epoca romana: si tratta degli stemmi araldici, emblèmata, mosaici realizzati su lastre di pietra, legno, rame, ottone o terracotta, inserite successivamente nelle superfici da decorare, o per le icone portatili di epoca bizantina. Decorazioni musive si trovano anche su oggetti di arredamento, liturgico e domestico, come altari, pulpiti, tavoli araldiche.
Il pannello può avere una cornice rialzata, oppure liscio, nel caso il mosaico vada inserito su una parete o appeso.
Il legante può essere costituito da calce spenta e polvere di mattone e di marmo, mescolate con acqua ed eventualmente olii o resine; stucco a olio; cera, bitume e pece greca, mescolati fra loro. Nel 1800 si riprende lo stucco a olio, usato nel Rinascimento, e viene introdotto il cemento Portland. Oggi esistono in commercio svariati tipi di colle, stucchi e malte, anche se alcuni mosaicisti preferiscono prepararsi da sé l'intonaco tradizionale, con calce e sabbia fine.
Inserimento delle tessere
Le tessere vengono tagliate alla misura desiderata con l'aiuto della martellina e del tagliolo, o con una pinza speciale, quindi inserite nel legante per circa 2/3 del loro spessore, con le mani o con le pinzette in caso di dimensioni piccole. L'orientamento e l'inclinazione delle tessere varia a seconda della pressione esercitata e degli effetti di luce desiderati, specie nella posa degli oro. Questo procedimento crea una superficie irregolare, caratteristica dei mosaici più antichi, la tecica al rovescio presenta una superficie liscia e uniforme.
Mosaico moderno
L'avvento dell'industrializzazione e della catena di produzione cinese ha portato una rivoluzione nelle tecniche di produzione del mosaico.
Mosaico ceramico Gres
Mosaico ricavato tramite smaltatura cottura a ca. 1.200 gradi, che garantisce un risultato tecnico ed estetico eccellente, si usa per esterni ed interni più venduti al mondo per durezza, durabilità e resa del colore anche dopo lunghe esposizioni al sole o ad agenti atmosferici.
Il mosaico ceramico è usato per creare composizioni con immagini scomposte in pixel di dimensioni standard oppure miscele con decori geometrici - floreali o monotinta. Un utilizzo di questo mosaico ceramico lo troviamo per rivestimenti e per pavimentazioni proprio per la garanzia antisdrucciolo utilizzato nei centri benessere e nelle spa aeroporti.
Mosaico vetroso o in pasta di vetro
Il mosaico vetroso pasta vitrea colorata, è particolarmente indicato per successive incisioni e tagli, aprendo un ampia gamma di composizioni artistiche. Il vetro è resistente all'usura e variazione cromatica da raggi uv.
Il mosaico in pasta vitrea e in resina
La resina è un materiale più economico rispetto alle tessere classiche e permette di realizzare svariate composizioni con resina digitalizzata a stampa uv senza quindi andare a tagliare la singola tesserina. Il taglio della tesserina è tipico dei mosaici vetrosi che differiscono dai mosaici in resina per la trasparenza unica del suo genere dalle svariate rese cromatiche.